Cosa spinge una ragazza siciliana ad andare a vivere a Bergamo? Un gioco, un ingenuo e incosciente spirito di avventura che le faranno scoprire il cuore più antico e nascosto di un mondo che, prima, le era noto solo per l’efficienza e la ricchezza. Mentre un popolo semplice la accoglie e la protegge, personaggi quasi surreali (la ragazza scoiattolo, le nonne fate, la vecchietta del passaggio a livello, il pastore) appaiono e scompaiono in un paesaggio disegnato dalla nebbia, dalla neve, dalla brina e, poi, dalle fioriture di primavera, dentro un clima capace di trasformare tutto in bellezza. Donne umiliate dagli uomini e altre libere ed emancipate le mostrano le due facce di un luogo e di un periodo, gli anni ’70, in rapido cambiamento. Un pittore famoso condivide con lei l’amore per l’arte, mentre un anziano contadino-operaio e la moglie si prendono cura di lei come fosse una figlia. Due uomini accompagnano il suo sguardo. Un altro (“l’uomo che vedeva le lucciole come normali insetti”) cerca di spegnerlo. Ed è per fuggire da quest’ultimo che la protagonista si trova costretta ad abbandonare tutto. Il brano “Lasciatemi camminare sulla brina” chiude questa storia con una nota di inguaribile nostalgia. La brina diventa il simbolo della leggerezza, della capacità di attraversare la propria vita e quella degli altri in punta di piedi, come ha imparato a fare in quel mondo che le è stato rubato.
Nunzia Maria Santisi nasce a Catania nel 1952. Cresce in un ambiente familiare vivace e affettuoso che le trasmette la passione per l’arte e per lo sport e l’amore verso lo studio. A ventitrè anni si laurea in Fisica Teorica con una tesi su Onde Gravitazionali e Buchi Neri, ma rinuncia a percorrere la via della ricerca per dedicarsi all’insegnamento. Negli anni ’80 inizia a occuparsi di tematiche ambientali e, per allargare le sue conoscenze, torna all’Università, frequentando prima Geologia e, vent’anni dopo, Scienze Ambientali. è autrice di molti quadri. Ama anche la fotografia, il cinema, la musica e l’escursionismo.
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