In questa sua ultima fatica letteraria l’autrice, riprendendo le vicende di una famiglia nobile acese, rende omaggio e onore ai ricordi non vissuti di una donna che è stata presenza indelebile nella sua vita: la nonna. Cristina Torrisi mette in scena, come se scrivesse un canovaccio, fatti e personaggi comparsi nella sua precedente pubblicazione Le due primavere. L’uno e l’altro romanzo sono intangibilmente legati in un vortice emozionale in cui i protagonisti e le trame raccontate si concretizzano; l’uno è dipendente dall’altro per il lettore che, curioso, entra nelle viscere del romanzo per scoprire la genesi e l’evolversi delle vicende storiche. Fra’ Giacomo fa ritorno a casa per dare l’ultimo saluto alla madre, la baronessa. Tra i ricordi della sua infanzia, al capezzale di Santa, si dipanano le antiche vicende legate alla famiglia. Il romanzo è ambientato, nella metà dell’800, tra Acireale e la borgata marinara di Santa Maria la Scala, tra Bronte e Vizzini, tra un paese e l’altro dell’Isola. Ne Le due primavere, il romanzo già menzionato, i fatti si svolgono tra il 1836 e il 1863. In quest’ultimo, com’è ovvio, prosegue il racconto tra gli accadimenti della tentata Unità d’Italia. I personaggi appartengono a una famiglia baronale del luogo che, come tutti gli aristocratici, subiscono il doloroso passaggio dalla Monarchia alla Repubblica. Una classe nobiliare che, in quel periodo in Sicilia, pur constatando il risultato referendario, ancora è fortemente legata a certi sistemi feudali di vecchio stampo medievale.
Maria Cristina Torrisi, scrittrice e giornalista, ha già pubblicato i romanzi storici Le due primavere (1993), Oltre la memoria (1996), La grande Aquila (1999), Gretha (2003), La vite e il tralcio, il suo nome era Jesus (2009) e Prigioniera (2013).
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