Don Carmelo Pafumi è un Giudice Delegato che vive a Linguagrossa, ai piedi dell’Etna. Impegni istituzionali lo chiamano spesso a Palermo e Catania dove ha intrecciato una fitta rete di relazioni con i principi di Palagonia, con il principe di Colle Reale, con il barone Voces e con diversi colleghi magistrati. Sono anni di instabilità politica e sociale. La benevolenza borbonica viene minata dalla paura che l’esempio della rivoluzione francese possa diffondersi sull’isola come il colera. Gli intrighi della corte napoletana, manipolata con efficacia dal politico britannico sir John Acton, riducono progressivamente lo spazio vitale del governo dell’isola. La morte improvvisa del viceré Francesco d’Aquino spegne le speranze di quelle menti illuminate che si riconoscevano nei princìpi libertari e riformisti e che si incontravano segretamente nella loggia massonica palermitana. Qui, oltre a Francesco Carelfi, segretario particolare del viceré, don Carmelo aveva incontrato l’abate Saverio Scrofani, il giudice Francesco Paolo Di Blasi e Tommaso Natale, ministro del tribunale del Real Patrimonio.
Raffaello Di Mauro, scrittore e architetto, pubblica la prima silloge di componimenti poetici, Per controversi frammenti, nel 1996. Nel corso del 2013 dà alle stampe una seconda raccolta di testi, Il tempo ribelle dell’infinito. Autore di saggi sull’architettura rurale e sui centri storici minori, pubblica diversi articoli su riviste scientifiche e d’arte. Vive alle falde dell’Etna, tenacemente aggrappato alla tradizione siciliana della bella scrittura. Per sentito dire è il suo primo romanzo.
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