«Il delitto di una studentessa. Una rosa di indiziati. Un’investigatrice brillante e una gatta: gli ingredienti perfetti per un crime avvincente». (Eleonora Carta)
Soltanto dove esistono il pensiero critico e il pieno rispetto per il pluralismo delle idee si può parlare weberianamente di progresso, cui aggiungo l’aggettivo “umano”. E – soprattutto – di democrazia.
A chi non sarà capitato, percorrendo una via cittadina o attraversando una piazza, di avere alzato gli occhi su una targa o una scritta indicante il nome della strada o della piazza, e non si sia chiesto, novello Don Abbondio, ma chi era costui?
La puntualità, tipicamente malapartiana, di ritrovarsi eminente straniero che conversa con Michail Bulgakov su Cristo, a Mosca, durante i giorni di una Pasqua russa.
Coricata al suolo, sporsi il mio viso oltre l’orlo del pozzo illuminato ancora dall’ultima luce del tramonto: i grandi occhi, sbarrati, mi guardavano colmi di lacrime.
E in quell’abbraccio ci dicemmo che […] il nostro miracolo più bello si era compiuto e che era proprio sotto i nostri occhi. Un miracolo chiamato vita.
Ognuno di noi ha un mondo popolato di ricordi della fanciullezza e di personaggi “nostrani” che qui ricordo in un’immaginaria e sentimentale carrellata.
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