Punto di arrivo, oggi, di una rara “avventura” dell’anima, che è percorso di ricerca, riappropriazione e “trasfigurazione”, Panebianco consegna ai lettori questo nuovo libro, Preghiera del ritorno, che conclude una quasi trilogia involontaria. Se Angelo dei gigli configura il libro del “viaggio” per eccellenza, quello di “formazione”, dove si rigenerano a vicenda infanzia e mito – in una terra madre di miti – come in un rituale iniziatico, e il successivo, Giardino celeste, prefigura una “stasi” ideale, o comunque, in un certo senso, un movimento all’interno di uno spazio circoscritto, “recinto celeste”, quindi luogo dell’anima temporaneamente ritrovato, ora il tempo del “ritorno” si è compiuto del tutto, concluso nella circolarità di un abbraccio cosmico. È stato necessario un cammino rituale, come si diceva, una peregrinatio prescritta da un laico canone liturgico, una sorta di profano itinerarium mentis ad Deum, un viaggio conoscitivo e formativo che porta l’io lirico dal luogo della lontananza e dell’esilio al luogo della vicinanza nella terra delle origini, dall’alienazione iniziale dell’esperienza di vita e di vite consumate alla riappropriazione del senso del vissuto, della propria memoria profanata, naufragata, quando «Tutto era nulla all’origine / nei pascoli smeraldo degli Hybles / tra la Gorna in fuga eterna / e il Dittan dalle piene furenti». (Dalla Prefazione di Antonio Di Mauro)
Carmelo Panebianco è nato a Catania nel 1951. Dopo le plaquette di esordio dal titolo Nostalgie e trasfigurazioni (1983) e Apparizioni (1986), ha pubblicato per le Edizioni Amadeus (Montebelluna, Treviso, 1992) il libro di poesia Angelo dei gigli, presentato da Giuseppe Conte, cui ha fatto seguito, nel 2007, Giardino celeste, edito nella raffinata collana “Palinuro” dell’Editore Salvatore Sciascia di Catanissetta, diretta da Aldo Gerbino, con prefazione di Giorgio Ficara. Ha scritto articoli di critica cinematografica e pubblicato versi su riviste letterarie. È coautore di spettacoli multimediali tra i quali Maravigliosamente un amor mi distringe (1995), In latitudine di luce (1996), I canti del Gebel (1996). Alcuni suoi testi tradotti in spagnolo sono apparsi sulle riviste on-line latino-americane “Palavreiros”, nel 2004, e “La fuente de las siete vírgenes”, nel 2006. È presente nell’antologia Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea n. 1, Raffaelli Editore, Rimini 2013.
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