Lettrice, lettore che ti accingi ad aggirarti tra questi Ultima Fragmenta, sappi che errando fra questi “delubri” in essenza stai per inoltrarti lungo “il bramato sentiero della ricognizione”! È un sentiero, questo, che Miguel Ángel Cuevas sta tracciando ormai da qualche decennio per mezzo di un originale poetare; in cui la “parola, / tratto occulto” è tale giusto perché in cerca di una reale nominazione. Lo scopo di Cuevas essendo quello «…di togliere protezione alle parole così da impedire loro di mostrare solo ciò che è familiare, riconoscibile e riconosciuto» (Vito Bonito). Come faceva Paul Celan, ad esempio; procedendo sillaba per sillaba, nella tensione verso la reine Sprache (la lingua pura, originaria, adamica) di cui forse tra questi Fragmenta talvolta “apparirà l’impronta, accadrà l’orma”. Ed è una poesia, questa, che a dispetto della sua essenzialità (poiché le verità del frammento sfiorano quelle del silenzio) reca in sé grandissima memoria di due letterature – quella spagnola e quella italiana –; e che si colloca, in una linea che risale a San Juan de la Cruz, in una posizione di particolare misticismo. Dato che Cuevas è un “mistico in assenza di Dio” (così come due fra i suoi maggiori, Celan e José Ángel Valente); in ricerca di quella lingua pura, appunto – che de-sacralizza, però. E che del misticismo comunemente inteso fa propria la “poetica dell’indeterminato”. Conducendoti – lettrice, lettore – presso le “làtebre del senso”; dove “dal profondo, altra luce”!
Miguel Ángel Cuevas è nato ad Alicante (Spagna) nel 1958. Insegna Letteratura Italiana all’Università di Siviglia. Studioso e traduttore di Pirandello, Tozzi, Luzi, Pasolini, Lampedusa, Consolo, Scandurra, Maria Attanasio, ha curato altresì edizioni italiane di J. Á. Valente. Per la poesia ha pubblicato Celebración de la memoria, 1987 (seconda forma, Memoria, 2013); Manto, 1990; Incendio y término, 2000; Silbo, 2001; in Italia, sempre in autotraduzione, l’antologia 47 Frammenti (Altavoz, Caltagirone 2005), Scrivere l’incàvo – Studio per Jorge Oteiza (Il Girasole, Valverde 2011), Modus deridendi (Sphaerae, Avola 2014), Sibilo (La Camera Verde, Roma 2015); e, con traduzione di Giovanni Miraglia, Pietra – e cruda (La Camera Verde, Roma 2015). A breve uscirà a Siviglia, per le edizioni della Carbonería, Traza (Poesía 1990-2015). L’antologia Ultima Fragmenta include testi – riveduti e in parte riscritti – dell’intera sua opera, escluse le variazioni sull’Orgia pasoliniana di Silbo e i versi satirici di Modus deridendi. Le versioni italiane sono del poeta stesso, tranne quelle di Pietra cruda. Cuevas e Miraglia hanno rivisto insieme però tutte le traduzioni.
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