Pessoa, Pirandello, Calvino, Tabucchi, i grandi inquieti del Novecento che hanno testimoniato la fragilità e la leggerezza del vivere attraverso la scrittura e anche come la letteratura non può fare a meno della musica, la stravagante compagna dei nostri giorni. L’inquietudine è fermento, innovazione, coraggio e trova nella musica la sua dimensione ideale. Gaber, Battisti, Dalla, Conte e altri cantautori ci hanno lasciato testi che raccontano cambiamenti emozionanti, impegni sui diritti umani, solitudini che s’incontrano e sapori che vengono da lontano, perché la musica strega l’inquietudine per quel palese e misterioso accordo di note e si rivela una medicina utile al male di vivere.
Gioia Pace, laureata in Lettere Moderne all’Università di Catania, ordinaria di Italiano e Latino, è Presidente del Comitato di Siracusa della Società Dante Alighieri. Organizzatrice di seminari, convegni, tavole rotonde, collabora con l’Università degli Stranieri di Siena, creando corsi di formazione per docenti di L2. Si occupa di Letteratura Italiana del ’900 attraverso saggi relativi all’opera di Pirandello, D’annunzio, Quasimodo, Di Falco. Nel 2013 ha pubblicato La ricerca di una logica nel postmoderno. Tabucchi e la categoria della memoria (Morrone), per il quale ha ottenuto il Premio Capit-Roma speciale per la saggistica. Nel 2015 ha pubblicato Tabucchi dopo Tabucchi (Morrone) e nel 2016 Quaderno di Appunti (Morrone).
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