Ogni narrazione mette in relazione chi legge con mondi altri da sé, in un intreccio emozionale che lega personaggi e lettori attraverso un’empatica condivisione. Quando l’esperienza narrata è la malattia, la scrittura tende a creare uno spazio di riflessione, esprime consapevolezze o il tentativo di trovarle e può, financo, rappresentare una vera e propria terapia. Nelle autopatografie si fa spesso ricorso a metafore per narrare la malattia, per esprimere la conoscenza che ne è derivata dall’esperirla. In questo nostro tempo, in cui la malattia si è guadagnata la scena mondiale col ritorno delle pandemie, la narrazione su e intorno ad essa ha ritrovato nella metafora bellica la sua cifra. In questo volume, alle narrazioni sul dolore e le malattie contenute nei documenti storici, tanto spesso condizionati dalle retoriche del potere e della propaganda, si affiancano quelle letterarie, in cui la scrittura si fa testimonianza, partecipazione, denuncia. La Grande Guerra rappresenta un caso emblematico: un evento traumatico senza precedenti, narrato come malattia sociale, una prova di resilienza per l’essere umano, capace di cambiarne la visione del mondo, della società, della storia. Si conferma altissimo il potenziale creativo della malattia come esperienza radicale, trasformativa, che impatta l’uomo in modo totalizzante nel corpo e nella mente, sfidandone le certezze e aprendo varchi verso un bisogno di trascendenza.
Con scritti di Manuela D’Amore, Rosalba Galvagno, Marco Leonardi, Novella Primo, Arianna Rotondo, Lina Scalisi, Pina Travagliante, Antonio Virzì.
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